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giovedì, 20 Febbraio , 2025
La giovane J. A., che ha partecipato al Viaggio della Memoria grazie ad una convenzione stipulata fra PERCORSI – Consorzio di Cooperative Sociali ed il Liceo Scientifico Statale “Pasquale Stanislao Mancini”, ci lascia un resoconto vissuto, attento, arguto e – a tratti – sofferente di una ragazza che, oggi, si affaccia per la prima volta su un panorama storico che ogni libro di storia racconta e che è la fotografia di una realtà, spesse volte, troppo lontana da noi – sia nel tempo che nello spazio -.
“se anche raccontassimo, non saremmo creduti”
Dalla prefazione de i “Sommersi e i salvati” in cui Primo Levi espone l’incubo ricorrente di ogni sopravvissuto di non venir considerato o ascoltato come testimone dei lager; e dalla lettera che Liliana Segre ha lasciato qualche anno fa alla nostra cara accompagnatrice Domenica Chiuso, in cui ispira il ricordo alle future generazioni e a noi giovani, che saremo “candele della memoria”.
“Io e I miei compagni di scuola abbiamo intrapreso questo viaggio per il nostro sentimento collettivo di volerci dedicare all’evento storico della Shoah. Dunque è un ricordo che noi non spegneremo, lo terremo nelle nostre anime per portare un orizzonte di aspettativa migliore nella storia” racconta “ Durante la visita ho passato molti momenti a pensare sul significato delle parole, perché un viaggio del genere ti toglie ogni certezza e apparenza dalla tua stessa vita e quotidianità. Esistono parole giuste per descrivere quello che abbiamo visto e appreso dalle rovine del passato? Forse il termine più consono è quello suggerito dal nostro compagno Cesare: “Disumanità” (etimologia: privo di umanità; ciò che non è proprio o degno dell’uomo).
È un racconto personale, non una favola o una storia letta altrove, quello che J. A. ha vissuto lo lascia per iscritto e ci permette di viverlo attraverso le sue parole “Personalmente sono crollata entrando nella stanza dei capelli. Questi ultimi intrisi di Zyklon b, venivano tagliati dalle donne già morte e tonnellate di sacchi contenenti capelli venivano spediti per essere utilizzati nel mercato tessile seguendo le necessità dei tedeschi e dei soldati. È stato devastante ai miei occhi, ma non mi sentivo in diritto di andarmene, dovevo conoscere quanto più fosse possibile di quell’evento, ma la realtà dei fatti è che ti lascia solo domande, è come trovarsi immersi in un oceano e per quanto noi possiamo scorgere la superficie delle cose non riusciremo mai ad andare al fondo. Non è comprensibile ciò che è stato fatto, è stato tutto “assurdo” eppure per un’altra mente umana queste cose sono state concepite e con l’ideologia o l’indifferenza dei civili sono state permesse. È stato Giuseppe, un compagno di viaggio a sottolineare quanto fosse impossibile trovare una risposta in tutta quell’immensità di campi di sterminio.”
Impossibile restare inermi, distratti, disattenti di fronte alle sue parole che ci aiuta a calarci fra le voci dei suoi compagni di viaggio, oltre che compagni di scuola “Mi hanno dato molto da ragionare anche le parole di Giovanni che ci ha fatto rendere conto che è un viaggio unico che lascia gli stessi pensieri un po’ a chiunque, che anche nel silenzio noi potevamo non comunicarci i nostri dubbi e le nostre considerazioni ma sapevamo ciò che provavamo di fronte a tutto quell’orrore. Tra le altre sensazioni ricordo Lucia che ci ha detto di aver provato angoscia mentre Gaia si è sentita proprio oppressa, entrambe per l’aria pesante del posto e la sensazione di morte che riecheggiava da ogni angolo. Purtroppo l’oppressione caratterizza chi lotta dalla parte giusta, ed è sempre una minoranza coraggiosa. Negli ultimi giorni ho pensato che è proprio il limite della disumanità che ci porta a ritrovare la pura umanità con cui abbiamo avuto modo di legare rapporti, anche perché stare lì mi ha lasciato un senso di mancanza di casa che non ho mai provato prima.”
In ultimo ci lascia un monito, l’impegno per un futuro assai vicino, un progetto nel quale include se stessa ed ognuno di noi “Quindi la via per impegnarci di non far mai più accadere una cosa del genere è quella di imparare ad usare la nostra testa e non comodamente quella degli altri e delle istituzioni, è un mondo in cui si deve combattere, sia internamente che esternamente è qualcosa che dobbiamo provare a fare costantemente, nelle nostre possibilità. Abbattere i pregiudizi, ma verso qualunque ambito (per quanto io possa avere una visione pessimistica della società, in qualche modo spero che esperienze così intense possano aprire la mente a quante più persone).
Questo viaggio mi ha insegnato anche ad avere meno pregiudizi rispetto a chi incontro per la prima volta, soprattutto riguardo ai miei coetanei, che ho sempre inteso come superficiali e indifferenti, ma ora sono riuscita ad andata oltre e forse non ho avuto risposte dal passato, dalla storia, ma nessuna sofferenza è stata inutile, allora le risposte me le hanno date i miei compagni di viaggio che hanno ricostruito in questo contesto un po’ d’umanità, che purtroppo non si può dare mai per scontata. Spero che vivranno le loro vite segnati da quest’esperienza per pensare anche alle altre lotte attuali che possano essere problemi che viviamo nel quotidiano o problemi più grandi. Che questa nostra umanità si propaghi e che sia un punto di partenza per avere il coraggio di resistere ad ogni ingiustizia. È un viaggio che consiglio a tutti, chi più e chi meno sensibile. Al giorno d’oggi sono presenti ancora molte discriminazioni e lotte ancora da portare avanti che non sono ancora state debellate. Purtroppo come ricorda Levi vi è un problema sistematico del non essere creduti o ascoltati. La società potrà avanzare solo e unicamente se l’uomo non vedrà più un nemico nel suo vicino.”
Di questo viaggio ci auguriamo che porteranno ogni cosa con sé, durante i processi di crescita che coinvolgeranno questi giovani; ci auguriamo che sapranno farne tesoro e trarne insegnamento, che sapranno ricordare e tenere, nella propria memoria, le immagini che il tempo non ha assopito ma, piuttosto, reso più vive e ringraziamo il Liceo Scientifico Statale “Mancini” per la collaborazione che si è rivelata tangibile e fruttuosa.
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